Due a zero al Bologna in finale, come due a zero era finita contro il Milan in semifinale. E il Napoli ha vinto la Supercoppa Italiana di calcio. La terza della sua storia, giocata in Arabia Saudita nel mini torneo come succede dal 2023. Ci era arrivata da campione in carica dell’ultimo campionato di Serie A. Il Bologna aveva vinto la Coppa Italia. Decisivi due gol di David Neres, attaccante brasiliano. Avrebbe potuto essere anche molto più pesante il passivo. È il secondo trofeo nell’anno solare vinto dalla squadra allenata da Antonio Conte: non succedeva dai tempi di Diego Armando Maradona in campo.
Appena poche settimane fa il Napoli aveva perso in malo modo 2 a 0 in casa del Bologna, gara e risultato che avevano gravato molto sull’ambiente. Ieri sera la squadra di Vincenzo Italiano invece è stata surclassata. Al 39esimo un tiro a giro da fuori area dell’attaccante brasiliano incontenibile, che al 57esimo ha approfittato di un’uscita bassa gestita in maniera troppo superficiale dalla difesa del Bologna e ha depositato la palla in rete con un pregevole tocco sotto che ha superato il portiere.
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Lo stesso Neres aveva sbloccato la gara in semifinale contro il Milan pochi giorni fa, quando il 2 a 0 finale era stato completato da un diagonale segnato dall’attaccante danese Rasmus Hojlund. Soltanto imprecisione e poca lucidità sotto porta avevano impedito di finalizzare le numerose altre occasioni create dagli Azzurri e di ingrandire il parziale finale. È la terza Supercoppa Italiana vinta nella storia dal Napoli dopo quelle del 1990 e del 2014. Un successo che conferma le ambizioni del Napoli, fino a oggi protagonista di una stagione altalenante.
È la terza Supercoppa Italiana vinta da Conte da allenatore, dopo le prime due vinte sulla panchina della Juventus nel 2012 e nel 2013. “Due partite impeccabili. Ci tenevano, c’era voglia di regalare ai nostri tifosi questo trofeo e di passare un Natale sereno, con una coppa in bacheca. Abbiamo creato tante occasioni preparate appositamente per mettere in difficoltà i nostri avversari. Io lavoro tanto per ampliare le conoscenze dei miei giocatori, per farli migliorare tatticamente, tecnicamente e mentalmente. Hojlund e McTominay non giocavano a Manchester. Qui giocano, un motivo ci sarà”.