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Ibrahimovic o chi per lui: il boss incompreso del Milan Re del mercato, il restyling per la Champions League

GRAFICA DI FOTO DA LAPRESSE

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Per quanto si possa darli per spacciati, li trovi sempre lì, lì nel mezzo, o sulla fascia, o insomma da quelle parti. Passano gli anni e le stagioni, le sessioni di calciomercato o le aste del Fantacalcio, ma niente: non se ne vanno, in qualche modo resistono. Li chiameremmo i “resilienti” se la definizione non fosse stata così abusata in questi anni, arrivando a comparire persino nel piano che dovrebbe salvare l’economia dell’Europa. Ma alla fine quello sono. Calciatori, allenatori, altri attori del mondo del pallone messi in discussione una volta sì e un’altra pure, a volte gratuitamente, a volte a ragione, che però non mollano. E li trovi sempre lì, a dirlo con i piedi e con il fiato: eh già, io sono ancora qua, come canta Vasco Rossi. Questa rubrica è dedicata e ispirata a loro.

A un certo punto sembrava fosse troppo anche per lui: quell’attitudine da maschio alfa, lo strapotere fisico mostrato in campo traslato e ostentato anche nei panni di dirigente. Appariva a molti fuori luogo, Zlatan Ibrahimovic, quando davanti alle telecamere rilanciava a chi – tutti, in realtà – non aveva capito e gli chiedeva quale fosse il suo ruolo all’interno del AC Milan. “Il mio ruolo è semplice, tanti parlano. Comando io, sono io il boss e tutti lavorano per me. Si lavora in silenzio”. Parole che non aggiungevano serenità a un ambiente già piuttosto infernale.

Feeling mai scoppiato tra la piazza e Paulo Fonseca, tra la squadra e l’allenatore portoghese. Risultati altalenanti e un gioco che non garantiva solidità né continuità, uno spogliatoio sull’orlo di una crisi di nervi. Era settembre 2024 e Ibra che andava e veniva non si sapeva dove. E che davanti alle telecamere, con quella sua faccia un po’ così, da “io sono io, voi non siete un c**zo”, rilanciava: “Quando il leone va via, i gatti si avvicinano. Quando il leone torna, i gatti spariscono. E non sto parlando della squadra, ma di chi è fuori. Tutto quel che si dice, il livello è troppo basso. Mi sto concentrando sul lavoro, sono stato via per qualche giorno per motivi personali, sono presente. Si lavora, si pedala”.

In pochi mesi è cambiato tutto o quasi. L’allenatore: è arrivato un altro portoghese, Sergio Conceição. La bacheca: sorprendente la vittoria della Supercoppa Italiana in finale contro gli arci-rivali cugini milanesi dell’Inter, a pochi giorni dall’arrivo del nuovo tecnico. Il capitano: addio a Davide Calabria, gavetta e cuore rossoneri, protagonista di una scazzottata sfiorata in campo proprio con il nuovo portoghese in panchina. A questo punto della stagione i rossoneri sono ottavi a 35 punti, l’obiettivo resta il quarto posto per la qualificazione in Champions League. L’obiettivo è alla portata ma tutt’altro che facile. I tifosi intanto in questi giorni gongolano di good vibes.

Perché il Milan è stato il padrone indiscusso del mercato invernale, promosso a pieni voti da pubblico e critica. Ha animato i Fantacalcio, è stato creativo, ha avuto il coraggio di salutare vecchi amori. Addio a Calabria, Bennacer, Morata. A Milanello sono arrivati: Santiago Gimenez, il centravanti che serviva; Kyle Walker, il terzino campione di tutto con il Manchester City; Joao Felix, il talento portoghese da riportare ai fasti degli esordi; Riccardo Sottil, per un’ulteriore alternativa sulla fascia dopo la partenza di Okafor; Warren Bondo, per dare forza e fiato al centrocampo. Uomini di valore da aggiungere ai vari Leao, Pulisic, Reijnders, Maignan, Theo Hernandez: un gruppo potenzialmente più solido di quanto dica la classifica.

L’ottimo lavoro in questa finestra di mercato è stato unanimemente riconosciuto al Milan. Poi si sa il campo, che è l’unica prova di realtà, è un’altra storia. I tifosi rossoneri intanto si godono questo exploit, tra l’altro inaspettato, che non può non avere – e pazienza se l’a.d. Giorgio Furlani potrebbe risentirsi – il volto dell’ex attaccante svedese, protagonista di due titoli nazionali in rossonero, meritevole di aver riportato al vertice una squadra spompata, di talento ma caotica, e di esserci riuscito a fine carriera ma di esser stato messo in discussione anche dal suo ambiente nella sua nuova veste. Anche se ancora nessuno ha capito con precisione cosa fa, qual è il suo ruolo: chi è Ibra, oggi?

La classifica di Serie A alla 23esima giornata di campionato

Due pareggi nei minuti di recupero, due gol in extremis che tengono sul filo sia l’Inter che il Napoli. I nerazzurri pareggiano nel derby di Milano negli ultimi scampoli di partita, gli azzurri riacciuffati all’ultimo dalla Roma. Giovedì l’Inter gioca il recupero con la Fiorentina che potrebbe riportarla a pari punti con i partenopei al vertice. Vince 4 a 1 la Juventus, vince il Bologna 2 a 0 al Como, vince la Fiorentina 2 a 1 al Genoa, vince la Lazio 2 a 1 al Cagliari. Solo pareggio per l’Atalanta con il Torino. Importanti successi in zona salvezza per l’Udinese sul Venezia, del Verona in casa del Monza, del Lecce a Parma.