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Premio Sacharov ai giornalisti Poczobut e Amaglobeli, incarcerati in Bielorussia e in Georgia: “Le loro voci risuonano in tutta Europa”

FOTO DA X (PARLAMENTO EUROPEO)

FOTO DA X (PARLAMENTO EUROPEO)

È stato assegnato ai giornalisti Andrzej Poczobut e Mzia Amaglobeli il Premio Sacharov per la libertà di stampa 2025, entrambi cronisti detenuti, incarcerati rispettivamente in Bielorussia e in Georgia: in entrambi i casi Paesi nell’orbita di influenza o di pressione della Federazione russa governata da Vladimir Putin. Il Sacharov è un riconoscimento assegnato dall’Unione Europea in materia di diritti umani e libertà di espressione. La cerimonia di premiazione si è svolta oggi in plenaria all’Eurocamera di Strasburgo, alla presenza della Presidente Roberta Metsola.

“Le loro voci continuano a risuonare in tutta Europa e ben oltre, nonostante ogni tentativo di silenziarle”, ha dichiarato Metsola. “Andrzej Poczobut, di fronte alla repressione bielorussa e alla sua ferma difesa della minoranza polacca, è diventato un potente simbolo di resistenza. Allo stesso modo, la lotta di Mzia per i nostri valori fondamentali rappresenta un faro per tutti coloro che credono che la libertà e la dignità non debbano mai essere arrese con questo premio. Lasciatemi anche cogliere questa opportunità per inviare un messaggio chiaro a tutti i bielorussi che stanno ancora sperando e spingendo per un futuro libero e democratico. I legami europei che ci uniscono non possono e non saranno spezzati. E a tutte le persone in Georgia che vedono il loro futuro nell’Unione europea, questo Parlamento è fermamente al vostro fianco. E riaffermiamo questo nelle nostre risoluzioni, nelle nostre dichiarazioni, nel lavoro che facciamo per mantenere la Georgia vicina all’Europa come merita e come meritano le sue persone”.

A ritirare il premio per Poczbut è stata Jana, la figlia del 52enne polacco-bielorusso che nei suoi articoli difendeva la minoranza polacca in Bielorussia. Prima di essere arrestato aveva rifiutato l’esilio nonostante la stretta repressiva di Minsk, dove governa con pugno di ferro Aleksandr Lukashenko, tra i più stretti alleati di Vladimir Putin. Poczobut non compariva tra i 123 prigionieri politici detenuti e rilasciati recentemente dal regime. Jana Poczobut ha ringraziato e dichiarato che il premio “ci dà qualcosa di estremamente prezioso: la speranza che giustizia e umanità abbiano ancora un posto nel mondo”.

 

A ritirare il premio per Amaglobeli è stata invece la giornalista Irma Dimitradze. 50enne, fondatrice ed editrice di media indipendenti in Georgia, è diventata un simbolo della resistenza giornalistica contro la deriva autoritaria in un Paese a lungo candidato all’adesione all’Unione europea. “Conoscendo molto bene le minacce russe, siamo qui per dirvi che se il mondo civilizzato permette a Mosca di imporre unilateralmente i cosiddetti ‘accordi di pace’ e ridisegnare i confini secondo le sue ambizioni imperiali, questa sarà chiaramente un annuncio di guerre infinite su questo bellissimo continente”, ha dichiarato la giornalista georgiana imprigionata nel suo discorso di accettazione del Premio letto dalla collega Dimitradze in sua rappresentanza.

“Se nazioni amanti della libertà come la Georgia, e coraggiosi guerrieri, stati indipendenti come l’Ucraina, vengono lasciati soli di fronte alla guerra ibrida della Russia o all’aggressione militare, sarà un errore storico irreparabile per il quale voi e noi dovremo pagare un prezzo pesante”. Amaglobeli ha esortato l’Unione a “combattete con noi come combattereste per la libertà dei vostri stessi Paesi. Usate ogni meccanismo a vostra disposizione e fatelo prima che sia troppo tardi”.

Il Premio Sacharov “rappresenta un momento chiave per difendere i diritti umani e lo Stato di diritto, difendere il nostro modello di vita basato sul rispetto della persona, sulla centralità della persona. È un modello che noi ci auguriamo possa essere rispettato in tutto il mondo e quando viene conculcata la libertà allora bisogna alzare la voce e dire: aiutiamo coloro che sono vittime della loro scelta a favore della libertà, così come è accaduto ai due giornalisti che vengono premiati oggi dal Parlamento Europeo, che sono in carcere perché hanno difeso le loro idee”, ha dichiarato il vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani.