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Referendum sulla giustizia, il governo vuole accelerare i tempi: si voterà in due giorni

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse

Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge “Disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali e referendarie dell’anno 2026” su proposta della Presidenza e del Ministero dell’Interno. Lo scopo è quello di far svolgere il referendum sulla separazione delle carriere non solo una domenica di primavera ma anche il lunedì successivo. Dietro questa manovra ci sarebbe l’esigenza di scongiurare con ogni mezzo l’astensionismo che penalizzerebbe i sostenitori del Sì alla riforma Nordio.

Intanto da ieri è partita, sull’apposita piattaforma nazionale ‘Referendum e iniziative popolari’, la raccolta firme aperta dopo che è stata depositata venerdì scorso, davanti alla cancelleria della Corte di Cassazione, la richiesta presentata da 15 cittadini in vista del referendum costituzionale sulla riforma della giustizia. Una iniziativa che potrebbe mettere in difficoltà il Governo che ora si trova dinanzi ad un bivio: indire quanto prima, sulla base dell’ordinanza della Cassazione che il 18 novembre ha ammesso la richiesta referendaria presentata dai partiti, la data del referendum per votare ai primi di marzo, o attendere il 30 gennaio, termine ultimo per la raccolta delle firme? La questione riguarda l’interpretazione della legge 352/70 (Norme sui referendum) in combinazione con l’articolo 138 Cost.

Sulla querelle è intervenuto il capogruppo democratico in commissione Giustizia alla Camera, Federico Gianassi:Suscitano allarme le voci secondo cui il Governo potrebbe anticipare la data del referendum, incidendo direttamente sul diritto dei cittadini a informarsi e a formarsi un’opinione consapevole. Va ricordato che la riforma sulla separazione delle carriere è stata approvata dal Parlamento a maggioranza nella stessa versione predisposta dall’Esecutivo, senza margini di modifica o approfondimento, una procedura che rende particolarmente delicata ogni ulteriore compressione dei tempi democratici. Il Consiglio dei ministri non può diventare il luogo per blindare decisioni già prese che riducono il confronto a una semplice formalità”. È stato presentato invece sabato a Roma, nel corso di una conferenza stampa, il Comitato “Società Civile per il NO al Referendum costituzionale” sui temi della giustizia.

A sintetizzare il senso dell’impegno che accompagnerà la campagna referendaria nei prossimi mesi è lo slogan scelto dal Comitato: “Vota NO per difendere Giustizia, Costituzione, Democrazia”. Il Comitato, presieduto da Giovanni Bachelet, e che vede tra i promotori anche Rosy Bindi, Maurizio Landini, Emiliano Manfredonia, Gianfranco Pagliarulo, Giorgio Parisi e Benedetta Tobagi, si pone l’obiettivo di “organizzare, coordinare e sostenere tutte le iniziative di sostegno al No al referendum”. All’iniziativa hanno preso parte diverse associazioni, tra cui appunto Cgil, Acli, Anpi, Arci e Libera, e numerosi esponenti della società civile. Durante l’incontro è stata annunciata una grande assemblea nazionale pubblica che si terrà sabato 10 gennaio a Roma. Tra gli aderenti anche Silvia Albano, presidente di Magistratura Democratica.