È stato condannato per cospirazione con forze straniere e sedizione Jimmy Lai, attivista e magnate dei media di Hong Kong, uno degli oppositori più espliciti e strenui della Cina. Sarà stabilita in un’udienza successiva che si terrà il prossimo 12 gennaio la pena che gli verrà inflitta: non è escluso l’ergastolo. Pechino ha espresso “pieno sostegno” al verdetto di colpevolezza, condanna invece dal Regno Unito il cui ministero degli Esteri ha definito il processo “motivato politicamente” e sollecitato al rilascio immediato.
La condanna era prevista. Il processo a Jimmy Lai è diventato molto rappresentativo delle tensioni tra Pechino e l’ex colonia britannica. La Cina nel 2020 aveva introdotto una legge per esercitare maggiore controllo su Hong Kong e limitare la libertà di stampa. Hong Kong era tornata alla Cina nel 1997. La sentenza è stata celebrata anche da John Lee, il governatore di Hong Kong fedele sostenitore del Partito Comunista Cinese.
Lai ha 78 anni, aveva fondato il quotidiano indipendente Apple Daily nel 1995. Il giornale è stato chiuso nel 2021 dopo esser stato la voce delle proteste per la democrazia. È in carcere dal 2020, in regime di isolamento. Da quando è stato detenuto, è stato condannato anche per altri reati minori. Si è sempre proclamato innocente. Era stato accusato di “cospirazione per colludere con forze straniere” contro il governo di Pechino e di aver chiesto a Stati Uniti e Regno Unito di infliggere sanzioni alla Cina. Era stato anche considerato tra i sobillatori delle proteste di piazza esplose nel 2019. A sostegno delle accuse anche un intervento di Lai sul New York Times in cui l’imprenditore sollecitava a esercitare pressione sul governo cinese.
“Non c’è dubbio che Lai abbia nutrito risentimento e odio nei confronti della Repubblica popolare cinese per gran parte della sua età adulta, e questo è evidente nei suoi articoli – ha dichiarato alla corte la giudice Esther Toh – È anche chiaro per noi che il primo imputato, fin dall’inizio, molto prima della legge sulla Sicurezza nazionale, ha riflettuto su quale leva gli Stati Uniti avrebbero potuto usare contro la Cina”.
La sentenza è stata firmata dai giudici Alex Lee, Esther Toh e Susana D’Almada Remedios del tribunale di West Kowloon. Gli avvocati valuteranno se fare ricorso quando sarà comunicata la sentenza. Funzionari avevano comunicato che il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e quello della Cina Xi Jinping avevano parlato della vicenda di Lai nell’incontro di fine ottobre in Corea del Sud, a margine del forum dell’Apec (Cooperazione Economica Asia-Pacifico).