Un presepe a Dedham, al confine sud ovest di Boston, dove manca il bambino Gesu’, e le statuette di Maria e Giuseppe. Al loro posto campeggia la scritta “ICE è’ stato qui”. ICE ovvero “Immigration and Customs Enforcement”, il nome sotto il quale agiscono le squadre di cattura e deportazione di Trump. La sacra rappresentazione della natività “colpita” dalle leggi anti immigrati della Casa Bianca, è diventata motivo di forte polemica negli Stati Uniti. L’Arcivescovo Richard Enning ha esortato il parroco di Dedham a rimuovere la scritta su ICE, dopo le pressioni delle autorità federali.
Ma il reverendo Stephen Josoma, parroco di St. Susanna a Dehadam, per ora non cede: “Il fatto che alcuni non siano d’accordo con il nostro messaggio non rende la nostra esposizione sacrilega né è causa di alcuno ‘scandalo’ per i fedeli”, ha affermato. “Qualsiasi divisione è un riflesso della nostra società polarizzata, che in gran parte ha origine dai cambiamenti delle politiche e delle leggi ingiuste dell’attuale amministrazione statunitense, e non da un presepe esposto fuori da una chiesa a Dedham”. Sotto la scritta “ICE è stato qui” si può anche leggere: “La Sacra Famiglia è al sicuro nella nostra chiesa. Se vedete l’ICE, chiamate LUCE al numero 617-370-5023”, riferendosi a un’organizzazione che fornisce assistenza agli immigrati. “Riteniamo che la nostra posizione e la nostra pratica siano fedeli al Vangelo e all’insegnamento cattolico, in particolare come recentemente affermato dai vescovi cattolici degli Stati Uniti, compreso il nostro arcivescovo Henning”, ha continuato Josoma. Il parroco ha ribadito la disponibilità al dialogo con il vescovo Henning e che se alla fine il presepe sarà rimosso d’autorità “comunque il nostro messaggio è arrivato”. L’esposizione è l’ultima di una serie di presepi allestiti nella chiesa di Dedham negli ultimi anni e legati a questioni politiche, ambientali e di altro tipo di attualità, tra cui quello del 2018 in cui il bambino Gesù era rinchiuso in una gabbia per commentare la separazione dei bambini immigrati dai loro genitori al confine tra Stati Uniti e Messico da parte dell’amministrazione Trump.
Il sacerdote di Dedham ha affermato lunedì che «lo stesso Vaticano espone ogni anno presepi a tema diverso che mettono in luce questioni sociali della vita contemporanea», citando il presepe del 2016 incentrato sulla difficile situazione dei rifugiati. «La nostra speranza era quella di stimolare in modo simile il dialogo su una questione che è al centro della vita contemporanea», ha detto Josoma. Il direttore ad interim dell’ICE Todd Lyons, il kapo’ delle squadracce inviate a catturare prede umane nelle città americane da Trump, si è scagliato contro il presepe di Dedham la scorsa definendolo “ripugnante”. Quel bambino che manca, come tutti quelli ai quali sono sottratti i genitori dal programma delle deportazioni di massa, rappresenta un grido nel “silenzio degli innocenti”. E pone una domanda a tutti i cristiani: dove sarebbe oggi Gesu’? Al fianco dei militari incappucciati che arrestano e usano violenza contro i migranti, oppure rinchiuso con questi ultimi in un centro di detenzione?
Il ruolo delle comunità cristiane nel “Sanctuary Mouvement” è molto forte. Il Movimento, che si è diffuso in tutti gli Stati per contrastare anche fisicamente i raid degli agenti ICE contro le persone immigrate, è una iniziativa popolare che coinvolge migliaia di cittadini ed organizzazioni di base, laiche e religiose, ma anche amministrazioni pubbliche di governo locale delle città. Si oppone alle tattiche di applicazione della legge dell’Ufficio Immigrazione e Dogana degli Stati Uniti (ICE) fornendo rifugio, assistenza legale e sostegno comunitario agli immigrati che rischiano la detenzione o l’espulsione. Le chiese vengono aperte rifugio fisico dei cittadini che rischiano la cattura e la deportazione. Sacerdoti e vescovi marciano in prima fila nelle manifestazioni che ostacolano il lavoro degli agenti, bloccando le loro auto in mezzo alla strada e non permettendogli di effettuare arresti. Ma il Sanctuary Mouvement coinvolge anche livelli istituzionali locali, come sindaci e amministratori, per limitare al massimo la libertà di azione dell’ICE nel territorio.
In qualche caso le polizie locali, che agiscono sotto giurisdizione comunale e non federale, hanno rischiato lo scontro armato contro le squadre di Trump, come a Los Angeles. In queste ore in alcune località, la polizia locale sta procedendo anche ad arresti veri e propri dei militari incappucciati che terrorizzano e brutalizzano la popolazione. Come ha fatto il neosindaco di New York Mamdani attraverso un video che ha registrato milioni di visualizzazioni , le amministrazioni locali promuovono i corsi di formazione “Conosci i tuoi diritti “, rivolti alla popolazione migrante per dare istruzioni su come comportarsi nei confronti dell’ICE e per far valere i propri diritti. i governi locali limitano al massimo la cooperazione istituzionale con l’ICE restringendo la condivisione dei dati o negando l’accesso alle carceri senza mandato.
Il movimento fornisce anche risorse come cliniche legali, distribuzione di cibo, reti di case rifugio per sottrarre gli immigrati alla cattura e resistere all’applicazione delle leggi federali. Reti sociali come la New Sanctuary Coalition (NSC) si mobilitano con azioni di blocco dei centri di detenzione, rivendicando la fine della delle deportazioni, indipendentemente dalla storia individuale, sottolineando la natura disumana ed ingiusta di tale pratica. Se la Meloni sta prendendo appunti da Trump, forse anche noi dovremmo prenderli dai sacerdoti americani, e dai cittadini che non si sono voltati dall’altra parte di fronte all’orrore.