Sono venticinque anni della creazione dei Pacs (le norme sulle unioni civili). Poiché sono il primo legislatore ad aver preso l’iniziativa di una proposta di legge su questa questione. Nel 1990, dopo due anni di laborioso lavoro di tessitura politica, ho potuto costituire un gruppo di sei parlamentari, donne e uomini al Senato, per presentare “a titolo individuale”, ci era stato ben specificato, una proposta di legge a favore del “partenariato civile”. Questo termine è stato preso in prestito dalla legislazione danese sull’argomento.
Era una prefigurazione delle iniziative che poi si sono svolte all’Assemblea nazionale. Hanno permesso di produrre per finire il Pacs, grazie alla maggioranza parlamentare rossa, rosa, verde, del 1999. Ma vorrei dire, prima di tutto e soprattutto, solennemente, che questa conquista deve prima di tutto essere attribuita alle donne e agli uomini che hanno combattuto per raggiungerla, contro ogni cosa. Non è quindi un favore che è stato concesso, ma il risultato di una lotta collettiva dura e crudele. Era condotta nel contesto particolarmente crudele dell’epidemia di Aids, che allora uccideva quasi tutti coloro che toccava.
Da parte mia, sono stato allertato e convinto, il che non era facilissimo dato che non ne sapevo assolutamente nulla, dai membri dell’associazione “Gay per le libertà”. Dedico a loro, non sapendo dove sono oggi e se sono ancora lì, l’omaggio che merita questa legge. È il risultato della loro azione e di coloro che hanno firmato il primo testo normativo in un’indifferenza mista di ostilità e derisione a volte appena mascherate. Il Pacs ha funzionato subito come una libertà collettiva. Ha beneficiato non solo le coppie omosessuali, ma anche le coppie eterosessuali. In definitiva, rafforzando le possibilità di solidarietà sociale assunta, il testo è stato il mezzo per migliorare la vita dell’intera società, in tutte le sue componenti. La prova è stata così fornita che una possibilità di libertà costituita sull’idea di uguaglianza dei diritti è sempre un bene per tutti poiché libera e non impone nulla. Ciò significa che le battaglie per l’uguaglianza dei diritti umani sono indivisibili.
Attribuisco a questi primi passi, alle battaglie ostinate condotte con spesso la forza della tenerezza e dell’ascolto dell’altro, che permettevano di convincere, il fatto che, per finire, il diritto al matrimonio per tutti ha potuto trovare la sua strada e il suo culmine in una società ormai meno brutale e meglio illuminata su questo argomento.
Comprendiamo in questa occasione, se me lo permettete, quanto la regola dell’umanesimo a cui mi ricollego filosoficamente, possa essere benefica per la società. Postula che l’essere umano sia l’autore della sua esistenza. Quindi gli deve essere data la libertà di essere se stesso il più totalmente necessario. L’orientamento sessuale di ogni individuo ma anche l’orientamento di genere non è una scelta da parte sua. Volergliene imporre una non può mai essere altro che una violenza odiosa e indegna. Che questo ci serva da lezione per il presente.
L’identità di genere può quindi essere discussa da coloro a cui è attribuita. Perché anche questo non è il risultato di nient’altro che di tutta la forza di un sentimento e di una certezza che appartiene a ciascuno, in modo intimo e irrefrenabile. Pertanto, possiamo essere certi che l’identità di genere è prima di tutto, in un modo o nell’altro, dichiarativa. La libertà di genere è quindi un diritto. Si deve poter esercitare questa libertà con una semplice dichiarazione gratuita davanti a un ufficiale di stato civile.
Questa libertà non comporta alcun inconveniente per la società. Al contrario! Sì: al contrario, perché fa cessare la violenza di un’identità imposta e forzata. Niente sarà concesso per favore. Come ogni volta che si tratta di una libertà, sono certo che la libertà di genere è una tappa imprescindibile nell’evoluzione della condizione umana. E, in un modo o nell’altro, si imporrà meno con la forza delle cose che con le mani tese, la tenerezza, l’affetto, la forza di convinzione che permette di capire che nessuno perde nulla per la libertà dell’altro. Che questa serata sia una tappa! Siete certi di trovare dalla vostra parte tutti coloro che hanno capito bene quanto “l’uguaglianza dei diritti” sia, in ogni circostanza, un appello al superamento.