La terza edizione della Manovra 2026 arriva in Aula. Inizia oggi al Senato l’iter di approvazione della legge di bilancio, con l’ok previsto martedì prima di tornare alla Camera per il via libera definitivo senza una discussione vera e propria in Parlamento entro il 30 dicembre.
Una genesi folle che ha mostrato le spaccature macroscopiche all’interno della maggioranza e negli stessi partiti, in particolare la Lega che esprime il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, più volte sconfessato dai suoi stessi colleghi del Carroccio.
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Il testo definitivo è emerso solamente sabato sera in commissione Bilancio del Senato, col nuovo maxiemendamento presentato dal governo per far rientrare alcune misure per finanziare il mondo delle imprese, che a gran voce tramite Confindustria aveva pressato l’esecutivo di Giorgia Meloni per includere finanziamenti per il programma Transizione 5.0 e 4.0, oltre a incentivi per la digitalizzazione e sgravi fiscali per la Zona economica speciale.
Soldi, circa 2 miliardi di euro, che sono stati trovato con tagli ai Ministeri, soprattutto quello dei Trasporti e Infrastrutture del leader della Lega Matteo Salvini, e con alcuni interventi sulle pensioni. Nella manovra-ter il governo stoppa la possibilità di accedere alla pensione anticipata di vecchiaia cumulando la rendita dei fondi complementari, aumentano i tagli all’anticipo pensionistico per i lavoratori precoci, cioè coloro che hanno raggiunto almeno 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni di età. Il taglio ammonta a 20 milioni dal 2027, a 60 milioni dal 2028 e a 90 milioni dal 2029 al 2032, mentre per il 2033 la riduzione sarà di 140 milioni di euro e 190 milioni dal 2034. Previsti tagli pari a 40 milioni annui dal 2033 anche al Fondo per il pensionamento anticipato per i lavoratori impegnati in mansioni usuranti: così il fondo a disposizione passa da 233 a 194 milioni.
Altra novità riguarda il Tfr, il trattamento di fine rapporto. Dal primo gennaio 2026 scatta l’obbligo di versamento del Tfr al Fondo Inps anche per le aziende con 50 dipendenti (non potranno più trattenerlo in azienda), mentre dal 2032 le maglie si ampliano ancora includendo nell’obbligo di versamento le imprese con numero pari o superiore a 40 dipendenti. Per i neo assunti nel privato l’adesione è automatica alla previdenza complementare da luglio 2026.
La quarta manovra del governo Meloni vale alla fine 18,7 miliardi di euro, con la maggior parte delle risorse investite nel taglio dell’Irpef per i redditi medi fino a 50mila euro lordi, con l’aliquota che scende dal 35% al 33%, e oltre 3 miliardi per le imprese.