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Lavoratori sottopagati, in Manovra lo scudo per gli imprenditori: riproposta la norma Pogliese che taglia gli stipendi arretrati

Lavoratori sottopagati, in Manovra lo scudo per gli imprenditori: riproposta la norma Pogliese che taglia gli stipendi arretrati

Un blitz dell’ultimo minuto, una vera e propria imboscata che colpisce i lavoratori più discriminati, alla faccia della presunta “destra sociale” di Palazzo Chigi.

Con un emendamento inserito nella Manovra in commissione Bilancio la maggioranza Meloni riporta nel testo in discussione al Senato, e da approvare entro il 30 dicembre, il vecchio testo proposto la scorsa estate dal senatore di Fratelli d’Italia Salvo Pogliese, già bocciato poi scorso luglio non riuscendo ad entrare nel decreto Ilva.

Di cosa si tratta? Il datore di lavoro che, sulla base di quanto stabilito da un giudice, non paga adeguatamente i lavoratori, non può essere condannato al pagamento delle differenze retributive o contributive se ha applicato lo standard retributivo stabilito da un contratto collettivo.

Di fatto siamo di fronte ad uno scudo per le aziende che applicano un contratto collettivo ma non hanno pagato i lavoratori in modo conforme all’articolo 36 della Costituzione. Ad essere esclusi solamente i casi in cui quello applicato è un ‘contratto pirata’.

L’emendamento alla legge di Bilancio all’esame dell’Aula chiarisce che il giudice potrà accertare la non conformità dello standard retributivo tenendo conto della produttività del lavoro e degli indici del costo della vita, come rilevati dall’Istat. Ma, in presenza di un contratto collettivo stipulato secondo le norme vigenti, non scatterà l’obbligo di versare arretrati.

Per il segretario della Cgil Maurizio Landini il testo è “l’ennesima cattiveria contro i lavoratori che perdono il diritto agli arretrati quando un giudice stabilisce che la loro retribuzione è troppo bassa. Una norma che non c’entra nulla con la finanziaria, ha un profilo di incostituzionalità e di cui chiediamo il ritiro immediato”.

Durissime le reazioni delle opposizioni. Dal Partito Democratico Chiara Gribaudo, vicepresidente Dem, sottolinea il governo “non solo non vuole il salario minimo e aumenta senza ammetterlo l’età pensionabile, ma priva anche i lavoratori e le lavoratrici delle retribuzioni dovute, cercando di far passare emendamenti nella Manovra che, invece di aumentare tutele e diritti, ne tolgono”.

Battaglia che questa volte unisce Dem e Movimento 5 Stelle. Dai pentastellati a farsi sentire è in prima persona Giuseppe Conte, che definisce l’emendamento “una norma vergognosa che calpesta e penalizza i lavoratori sottopagati, che avevamo già stoppato in estate. Con questa decisione di Meloni e soci, un lavoratore non può più avere gli arretrati, anche se un giudice stabilisce che ne ha diritto perché il suo stipendio è troppo basso e viola l’articolo 36 della Costituzione”.