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Controcorrente, un calendario galeotto

FOTO DI REPERTORIO

FOTO DI REPERTORIO

Un calendario pensato per il mondo del carcere, per i detenuti, per chi lavora in una istituzione totale, per il volontariato che cerca di dare senso ai principi della Costituzione. A idearlo e realizzarlo la Società della Ragione con il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, la Fondazione Michelucci e l’Archivio Margara, che ieri l’hanno presentato ai detenuti di Sollicciano a Firenze.

In copertina il titolo Controcorrente. Tra le pagine i dodici articoli della Costituzione -uno per ogni mese- significativi per le garanzie dei diritti e delle libertà: a cominciare ovviamente dall’articolo 27, platealmente e quotidianamente calpestato nelle nostre prigioni. Gli articoli sono riportati anche in inglese e in arabo per renderli più facilmente comprensibili ai tantissimi reclusi stranieri. Sfogliando il calendario si trovano poi riprodotte le copertine di libri dedicati ai temi della giustizia e della pena, e le immagini di alcuni quadri realizzati proprio le mura di una prigione. Infine dodici frasi di autrici e autori, scelte da Franco Corleone, che “aprono squarci di pensieri controcorrente”.

“Può apparire una contraddizione presentare l’immagine dei mesi e dei giorni per chi vive in un luogo senza tempo”, si legge nella presentazione del calendario. “Il carcere vuoto, senza speranza chiede una attenzione piena di iniziative perché il reinserimento sociale indicato come bussola dall’articolo 27 della Costituzione non sia una parola retorica. La Società della Ragione con il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale e con la Fondazione Michelucci e l’Archivio Margara propongono pensieri controcorrente e immagini di opere d’arte. La cultura e la bellezza possono aprire un orizzonte che non si arrende alla quotidianità fatta di violenza e mancanza di dignità. Liberarsi dalla necessità del carcere rappresenta un obiettivo di inclusione e di affermazione di valori come l’autonomia e la responsabilità. Nessuno può essere considerato perduto per sempre: questo è il senso della democrazia. Viviamo tempi torbidi e la riduzione degli spazi del dissenso e la limitazione dello scambio tra dentro e fuori rischia di rendere il carcere chiuso e di impedire la trasparenza”, spiegano i promotori.

“Grazia Zuffa commentò il decreto sicurezza con questa frase: «Sgomenta la grande spregiudicatezza nell’inventare norme. Un’inventiva che sconfina nell’illegalità». Non ci arrendiamo e ci piace ricordare che duecentoquaranta anni fa, nel 1786, la Toscana abolì la pena di morte e la tortura. Il sovraffollamento, i troppi suicidi, l’autolesionismo denunciano una condizione intollerabile dei corpi reclusi. La salute e l’affettività rappresentano diritti fonda-mentali e inalienabili. Dopo cinquant’anni occorre una nuova riforma del carcere. Con intransigenza e nonviolenza”.