Potrebbe non bastare più il semplice visto elettronico semplificato, per entrare negli Stati Uniti: potrebbe servire una cronologia degli ultimi cinque anni di attività sui social media e una lista di informazioni personali ancora più specifiche e dettagliate rispetto a quelle sollecitate oggi. È la proposta lanciata negli USA di Donald Trump, una nuova stretta all’ingresso di stranieri anche se per turismo. È stata pubblicata sul Federal Register, la Gazzetta Ufficiale americana, ma non è quella definitiva e non è detto che resti invariata. È sicuramente grottesco immaginare l’analisi dei precedenti anni di attività social, presumibilmente a caccia di opinioni ed endorsement anche di tipo politico.
ESTA (Electronic System for Travel Authorization) è un sistema che richiede al viaggiatore delle informazioni, è gestito dal Dipartimento della Homeland Security/Customs and Border Protection (DHS/CBP). Non è un visto ma un’autorizzazione a viaggiare verso gli USA. Può essere richiesta per turismo, transito, short term business, un arrivo che implica una permanenza non superiore ai 90 giorni negli States. Va compilato con attenzione il modulo per l’Autorizzazione, in caso di incongruenza tra dichiarazioni nella domanda con l’intervista alle autorità di frontiera, si può essere fermati e rimpatriati con il primo volo utile.
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Ogni viaggiatore ne deve essere provvisto prima di salire a bordo del mezzo di trasporto previsto, la richiesta va presentata online almeno 72 ore prima dell’inizio del viaggio. “Tuttavia, vi suggeriamo di ottenere l’ESTA il prima possibile, dal momento che un eventuale rifiuto comporta la necessità di richiedere un visto non-immigranti, con i tempi relativi”, si legge sul sito dell’ambasciata americana in Italia. Sono 42 in tutto i Paesi che ne fanno parte, tra questi anche Paesi storicamente alleati e parte della sfera d’influenza degli States come l’Italia, il Regno Unito, la Corea del Sud e il Giappone. ESTA non è abbastanza per chi a partire dal 1 marzo 2011 abbia visitato Iran, Iraq, Sudan o Siria, in quel caso serve un visto regolare presso Consolati USA in Italia.
La proposta potrebbe essere modificata nei prossimi 60 giorni e soggetta a valutazioni pubbliche. Potrebbe complicare, e non di poco, l’arrivo di migliaia di persone per i Mondiali di Calcio previsti la prossima estate tra USA, Canada e Messico qualora entrasse in vigore nel 2026. La ventesima edizione ha previsto un aumento da 32 a 48 rappresentative nazionali. Si giocherà dall’11 giugno 2026 al 19 luglio 2026. Controversie riguardano anche il travel ban, la misura di blocco all’ingresso che potrebbe colpire i tifosi di Stati invisi oppure ostili agli USA, come per esempio l’Iran. È intanto calato il numero dei visitatori degli Stati Uniti da quando Trump è tornato alla Casa Bianca. Drastica la diminuzione dei canadesi, dopo che il tycoon aveva dichiarato l’intenzione di annettere il Paese come 51esimo Stato della federazione. Anche secondo le stime del World Travel & Tourism Council, quest’anno gli USA subiranno un calo della spesa dei visitatori stranieri.
Gianni Infantino è finito intanto al centro di una contestazione formale da parte del gruppo per i diritti umani FairSquare che ha inviato una lettera al Comitato Etico della Fifa. Secondo l’accusa il presidente della Fifa avrebbe compiuto quattro chiare violazioni delle regole interne: la consegna di un trofeo d’oro, una medaglia e un certificato ufficiale, il sostegno espresso attraverso interviste sui social e sui media. Infantino aveva consegnato a Trump un “premio per la pace” a Trump in occasione dei sorteggi per la Coppa del Mondo, riconoscimento che era subito stato bollato come il Premio Nobel che il presidente tanto anelava ma che non gli è stato consegnato. Secondo The Athletic, nessuno dei 37 membri del FIFA Council, degli 8 vicepresidenti e dei 28 membri eletti dell’associazione era stato informato del premio.