Tempo scaduto per Jair Bolsonaro. È diventata definitiva la sentenza di condanna a 27 anni e tre mesi nei confronti dell’ex presidente del Brasile, il leader ultraconservatore accusato dai giudici di aver guidato la cospirazione e l’assalto armato ai “palazzi del potere” di Brasilia nel tentativo di impedire al suo successore, l’attuale presidente Luiz Inácio Lula da Silva, di tornare al potere.
Lo ha stabilito martedì la Corte Suprema del Brasile: la sentenza è diventata definitiva, passata in giudicato, a seguito dell’esaurimento dei tempi per presentare ricorso.
Ma il tempo è scaduto anche per i complici di Bolsonaro accusati di tentato colpo di Stato, culminato nell’assalto al Congresso l’8 gennaio 2023. Polizia federale ed esercito hanno tratto in arresto già ieri gli ex ministri di Bolsonaro, Augusto Heleno e Paulo Sérgio Nogueira, entrambi ex generali dell’esercito, condannati rispettivamente a 21 e 19 anni di carcere per il tentato golpe. Heleno e Nogueira sono stati fermati a fermati a Brasília e trasferiti al Comando Militare del Planalto, struttura utilizzata per la detenzione di ufficiali di alto rango. Giochi chiusi anche per altri due imputati di primo piano del processo contro Bolsonaro, ovvero l’ex ministro della Giustizia Anderson Torres, condannato a 24 anni, e il deputato Alexandre Ramagem, ex direttore dell’Agenzia brasiliana di intelligence (Abin), condannato a 16 anni.
Quanto a Bolsonaro, l’ex presidente è dallo scorso sabato detenuto nella sede della polizia federale nella capitale Brasilia. Il leader della destra brasiliana era stato portato in carcere poiché aveva tentato di manomettere con una saldatrice la cavigliera elettronica di sorveglianza ed era stato considerato a rischio di fuga negli Stati Uniti dell’alleato Donald Trump.
Per Bolsonaro potrebbero riaprirsi comunque le porte degli arresti domiciliari visti i suoi gravi problemi di salute derivanti in parte da un tentativo di assassinarlo durante la campagna elettorale del 2018.