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Cop30, la Conferenza Onu sul clima chiude con un “accordicchio”: nessun impegno sui combustibili fossili

Cop30, la Conferenza Onu sul clima chiude con un “accordicchio”: nessun impegno sui combustibili fossili

Una Cop30 che si è chiusa confermando i peggiori pronostici della vigilia. L’annuale Conferenza sul clima dell’Onu, quest’anno organizzata dal Brasile a Belém, ha trovato un compromesso finale sul documento programmatico approvato all’unanimità dai circa 200 Stati che hanno partecipato, ma partorendo il classico “topolino”.

Nell’intesa finale i Paesi partecipanti si sono impegnati ad accelerare la transizione energetica e a triplicare i fondi destinati ai Paesi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico, eppure dal testo finale manca probabilmente il passaggio più significativo per contrastare il surriscaldamento globale: è saltato un riferimento esplicito alla tabella di marcia di uscita dalle fonti fossili, come carbone, petrolio e gas, causa principale delle emissioni inquinanti e dello stesso riscaldamento globale.

Un tema tabù per la ferma opposizione di Paesi come Russia, India e Arabia Saudita, ha accusato la ministra dell’ambiente francese, Monique Barbut. Eppure per il ministro dell’Ambiente italiano, Gilberto Pichetto Fratin, l’accordo trovato era anche l’unico davvero possibile: “In un momento geopolitico quale quello attuale, dove è finita un’epoca e gli interessi e gli equilibri politici mondiali e quindi automaticamente le alleanze sono molto diverse rispetto al passato, devo dire che era l’unica soluzione fattibile, quindi deve essere vista con positivamente, con soddisfazione”. La tabella di marcia sulla transizione dai combustibili fossili, ha aggiunto, “non è parte del documento della Cop30 perché in metà dei paesi sinceramente non condividevano questa posizione”.

D’altra parte al vertice di Belém mancavano all’appello delegazioni di peso: erano assenti o rappresentate da esponenti di secondo piano quattro delle cinque economie più inquinanti sul pianeta, ovvero Stati Uniti, Cina, India e Russia. Gli Stati Uniti hanno completamente disertato l’evento, una scelta che non sorprende dopo la vittoria elettorale nel 2024 di Donald Trump e il cambio di rotta impresso dalla Casa Bianca sulle politiche green. L’amministrazione Trump d’altra parte è uscita dall’Accordo di Parigi per la seconda volta in due mandati. Cine e Idia avevano invece deciso di inviare delegazioni non di primo piano: Pechino il suo vicepremier, Nuova Delhi solo un ambasciatore.

Ma dal testo finale mancano anche impegni e un piano concreto per eliminare la deforestazione, dettaglio non di poco conto vista la scelta simbolica del Brasile di ospitare la Conferenza nella capitale dello Stato del Pará, che ospita larga parte della foresta amazzonica, la foresta pluviale che ha subìto negli anni una enorme deforestazione.

Quanto invece agli obiettivi fissati dagli Accordi di Parigi del 2015, contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, il testo della Cop30 brasiliano li conferma ma di fatto il testo riconosce che al momento l’obiettivo non sarà centrato.