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Chi è Alberto Stefani, presidente del Veneto: enfant prodige della Lega, è il governatore più giovane in Italia

Chi è Alberto Stefani, presidente del Veneto: enfant prodige della Lega, è il governatore più giovane in Italia

L’enfant prodige della Lega chiamato a raccogliere la pesantissima eredità politica di Luca Zaia, il “Doge” per 15 anni presidente della Regione Veneto. Alberto Stefani, come ampiamente prevedibile, ha trionfato alle elezioni regionali venete doppiando il suo rivale del “campo largo”, Giovanni Manildo.

Poco più del 61 per cento dei voti, questo il risultato ottenuto dalla destra in Veneto, confermata sua feudo elettorale.

Per Stefani, dal 2024 vicesegretario federale della Lega e da due mandati deputato del Carroccio, è una carriera politica ancora breve ma già corredata di record: a 22 anni venne eletto consigliere comunale a Borgoricco, in provincia di Padova, nel 2018 a soli 25 anni venne eletto alla Camera dei deputati, poi riconfermata quattro anni dopo. Oggi, con i suoi 33 anni, diventa il presidente di Regione più giovane in Italia.

La Lega ha scelto lui come candidato alla presidenza del Veneto quando era emerso chiaramente come Zaia non potesse tentare l’elezione per un quarto mandato. Ma arrivare alla sua candidatura non è stato un processo semplice, con Fratelli d’Italia che a lungo ha tentennato sul via libera a Stefani, arrivato a poco meno di due mesi dal voto.

Sul Veneto la partita era stata “sospesa” dalla premier Giorgia Meloni in attesa di capire l’esito del voto nelle Marche: in caso di sconfitta del meloniano Francesco Acquaroli, poi riconfermato dagli elettori, l’ipotesi era che FdI avrebbe potuto rivendicare la candidatura di un proprio esponente nella regione del nord-est.

Quanto alla proposta politica, Stefani si è ovviamente presentato come un candidato in continuità con l’operato di Zaia, da anni tra i governatori più stimato dai propri concittadini. Il deputato leghista ha dunque promesso interventi sulla sanità, in particolare per la riduzione delle liste di attesa, e investimenti nella cosiddetta sanità territoriale per alleggerire il lavoro degli ospedali. Ha inoltre promesso un “piano casa” per i più giovani e puntato su una maggiore autonomia della Regione dallo Stato centrale, il “federalismo” da sempre sbandierato dal Carroccio nel nord.