Una risposta entro il 27 novembre. Prendere o lasciare. Più che una richiesta, è un diktat. L’amministrazione Trump sta facendo pressioni sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky affinché accetti il piano di pace in 28 punti entro il giorno del Ringraziamento, il 27 novembre. Lo scrive il Financial Times, citando funzionari di Kiev secondo cui i negoziatori statunitensi stanno insistendo perché il documento venga firmato nella versione attuale. L’obiettivo degli Usa, hanno aggiunto, è presentare l’accordo a Mosca entro la fine di novembre e a concludere il processo entro l’inizio di dicembre.
Il tycoon vuole che Russia e Ucraina raggiungano un accordo di pace entro la fine dell’anno, secondo quanto riferito dalla Cnn. Secondo le fonti sentite dall’emittente americana, Trump ha indicato di voler accelerare i tempi per porre fine alla guerra in Ucraina. Impegnerà direttamente i paesi europei della Nato e avrà una scadenza di dieci anni, rinnovabile, la clausola di sicurezza prevista dal piano americano per l’Ucraina. È quanto si legge nel testo dell’addendum pubblicato da Axios. L’intesa dovrebbe essere firmata non solo da Russia, Ucraina e Stati Uniti, ma anche da Unione europea e Nato, nonostante Bruxelles sostenga di non essere stata consultata.
«Il presente quadro stabilisce le condizioni per un armistizio tra l’Ucraina e la Federazione Russa e fornisce una garanzia di sicurezza modellata sui principi dell’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico, adattata alle circostanze di questo conflitto e agli interessi degli Stati Uniti e dei suoi partner europei», si legge. «Gli Stati Uniti affermano che un attacco armato significativo, deliberato e prolungato da parte della Federazione Russa attraverso la linea di armistizio concordata in territorio ucraino sarà considerato un attacco che minaccia la pace e la sicurezza della comunità transatlantica. In tal caso, il presidente degli Stati Uniti, nell’esercizio dell’autorità costituzionale e dopo immediate consultazioni con l’Ucraina, la Nato e i partner europei, determinerà le misure necessarie per ripristinare la sicurezza», si spiega. «Tali misure possono includere l’impiego di forze armate, assistenza logistica e di intelligence, azioni economiche e diplomatiche e altre misure ritenute appropriate. Un meccanismo congiunto con la Nato e l’Ucraina valuterà qualsiasi presunta violazione», precisa il testo.
«I membri della Nato – tra cui Francia, Regno Unito, Germania, Polonia e Finlandia – considerano la sicurezza dell’Ucraina è parte integrante della stabilità europea e si impegnano ad agire di concerto con gli Stati Uniti nel rispondere a qualsiasi violazione qualificante, garantendo una posizione deterrente unitaria e credibile», è il compito che l’Europa dovrebbe assumersi. «Il presente Quadro entra in vigore al momento della firma e ha una validità di dieci anni, rinnovabile di comune accordo. Una Commissione congiunta di monitoraggio, guidata da partner europei con la partecipazione degli Stati Uniti, ne supervisionerà il rispetto», si chiude il testo prima di elencare i firmatari: Ucraina, Federazione Russa, Stati Uniti d’America, Unione Europea, Nato.
Secondo il pano dei 28 punti, gli ucraini dovrebbero ritirarsi dall’intero Donbass e riconoscere la piena sovranità russa. Al momento le truppe di Putin hanno occupato circa l’86% di questa importante regione industriale e mineraria nell’est del Paese e avanzano lentissime al costo di perdite enormi. Gli ucraini la difendono dal 2014, vi hanno speso miliardi di euro per trincerarla e perduto a loro volta migliaia di soldati. Il Donbass (che comprende Donetsk e Lugansk) passerebbe così sotto la sovranità di Mosca, però sarebbe una regione demilitarizzata, dove le truppe russe non potrebbero venire dispiegate. Quanto alle altre due regioni oggi parzialmente occupate dai russi, Kherson e Zaporizhzhia, le attuali linee del fronte verrebbero congelate e Mosca sarebbe pronta a fare alcune limitate concessioni territoriali che vanno negoziate. Viene il dato per scontato che Kiev rinunci alla sovranità sulla Crimea, presa 11 anni fa.
Il piano stabilisce anche che tutti i prigionieri di guerra e i corpi dei caduti saranno scambiati; tutti i civili detenuti, inclusi i bambini, verranno rilasciati. Un punto controverso riguarda le forze armate ucraine. Il tema non è nuovo. Gli emissari di Putin lo posero sul tavolo ai tempi delle trattative bilaterali (fallite), che si tennero in Turchia nelle settimane seguenti l’invasione del febbraio 2022. Allora i russi pretendevano che l’Ucraina avesse al massimo 100.000 soldati. Ora si arriverebbe alla cifra di 600 mila uomini (ma oggi l’intero apparato militare si aggira sul milione e 300 mila mobilitati). Inoltre, Kiev si impegna a essere «Stato non nucleare» in accordo con i trattati di non proliferazione. In sintesi: Trump e Putin si spartiscono l’Ucraina.
Per Volodymyr Zelensky quello di ieri è stato un giorno drammatico. In serata si è rivolto agli ucraini in merito al piano di pace degli Stati Uniti. “Siamo ora in uno dei momenti più difficili della nostra storia. La pressione sull’Ucraina è al suo massimo. L’Ucraina potrebbe ora trovarsi di fronte a una scelta molto difficile: o la perdita della sua dignità o il rischio di perdere un partner chiave”, ha affermato il presidente, come riportano i media ucraini. Zelensky ha parlato di una scelta: o “i difficili 28 punti, o un inverno estremamente difficile, il più difficile, e ulteriori rischi” aggiungendo che non tradirà gli interessi nazionali ma che lavorerà “in modo rapido” con gli Usa.
“Gli interessi nazionali dell’Ucraina devono essere presi in considerazione. Non facciamo dichiarazioni altisonanti. Lavoreremo con calma con l’America e tutti i nostri partner”, ha sottolineato il leader ucraino, annunciando la ricerca di soluzioni con gli Stati Uniti e sottolineando che avrebbe offerto alternative e lottato per garantire che “almeno due punti del piano non venissero trascurati”. “Non daremo al nemico alcun motivo per dire che l’Ucraina non vuole la pace, che sta ostacolando il processo e che non è pronta per la diplomazia. Questo non accadrà. L’Ucraina lavorerà rapidamente”, ha aggiunto.
Zelensky ha spiegato che farà tutto il possibile per garantire la fine della guerra, ricordando che l’Ucraina è attualmente “l’unico scudo” tra l’Ue e la Russia. “L’Ucraina – assicura il leader ucraino – non deve rivivere il déjà vu del 24 febbraio, quando ci sentivamo soli. Quando nessuno poteva fermare la Russia tranne il nostro eroico popolo, che si è eretto come un muro contro l’esercito di Putin”. Il presidente ucraino ha parlato in serata e con il vicepresidente americano JD Vance del piano americano per porre fine alla guerra in Ucraina, secondo quanto riferito da una fonte della presidenza ucraina. “La telefonata si è conclusa circa mezz’ora fa”, ha riferito la fonte, che ha chiesto di rimanere anonima, a un gruppo di giornalisti, tra cui l’Afp. Fa leva sull’orgoglio nazionale, Zelensky. Ma il suo discorso ha l’acre sapore della sconfitta. Contro Putin poteva forse reggere ancora. Ma pure contro Trump, no. Il tycoon e lo zar si sono spartiti l’Ucraina. E l’Europa ha capitolato.