La guerra
Giornalista ucraina sparita al fronte: “Viktoriia Roshchyna catturata e torturata, organi asportati”
Secondo la ricostruzione di un consorzio di media internazionali, la 27enne sarebbe stata catturata nei pressi di Zaporizhzhia. Sarebbe stata vittima di scosse elettriche, percosse, pugnalate, waterboarding
Esteri - di Redazione Web

Viktoriia Roshchyna detta Vika era stata catturata a marzo 2022 mentre lasciava Berdiansk per dirigersi verso Mariupol, la città dell’assedio. Appena il mese prima era scattata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ordinata dal Presidente Vladimir Putin. Ad agosto 2023 era stata catturata un’altra volta dalle parti di Zaporizhzhia. Aveva 27 anni. Prima che il suo cadavere venisse restituito all’Ucraina, è stata torturata e i suoi organi rimossi secondo l’inchiesta “Progetto Viktoriia” realizzata da un consorzio di giornali internazionali tra cui Washington Post, The Guardian, Le Monde, Der Spiegel e l’Ukrainska Pravda.
Roshchyna era stata catturata la prima volta dall’Fsb, l’ex Kgb dell’Unione Sovietica. Era stata trattenuta 10 giorni e liberata dopo che i militari russi l’avevano costretta a registrare un video in cui dichiarava che erano stati loro a salvarle la vita. Quando aveva deciso di tornare a coprire la guerra al fronte, perfino la televisione online Hromadske l’aveva mollata perché quel modo di operare, dietro le linee della Russia, era troppo pericoloso. A Zaporizhzhia, per la precisione, l’area dove si trova la centrale nucleare più grande d’Europa al centro dei negoziati anche in questi giorni.
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“Vika era così – aveva raccontato la giornalista Sevgil Musaieva al Corriere della Sera – Capace di farti delle scenate pazzesche se non le mettevi il pezzo o se glielo cambiavi. Spariva anche per settimane, poi tornava con una scatola di dolci. Come quella di cioccolatini che è rimasta sulla mia scrivania dopo che l’hanno presa”. Secondo la ricostruzione dell’inchiesta collettiva di Forbidden Stories, era passata da Polonia, Lituania e Lettonia prima di arrivare in Russia e di tornare verso Enerhodar, vicino Zaporizhzhia.
Cercava notizie, voleva raccontare la guerra, indagava su accuse di torture sui prigionieri ucraini nei territori occupati da Mosca. Dopo la cattura sarebbe stata torturata con scosse elettriche, percosse, pugnalate, waterboarding tra Melitopol e Taganrog. L’arresto da parte delle autorità russe sarebbe stato confermato soltanto ad aprile 2024. A ottobre dello stesso anno venne comunicata la morte per lettera al padre. Soltanto lo scorso febbraio gli intermediari della Croce Rossa Internazionale avrebbero scoperto il suo corpo tra quelli scambiati lo scorso febbraio come un cadavere di un maschio non identificato.
Per i medici legali vi erano “numerosi segni di tortura e maltrattamenti“, tra questi “una costola rotta, ferite al collo e possibili segni di scosse elettriche sui piedi”, secondo quanto riferito da Yuriy Belousov, a capo dell’unità crimini di guerra dell’ufficio del procuratore generale ucraino. Cervello, bulbi oculari e parte della trachea gli organi spariti, segno di una possibile autopsia condotta in Russia. Un medico legale internazionale consultato dal giornale ucraino non esclude che l’assenza di questi organi possa aver nascosto prove che la morte sia stata causata da strangolamento o soffocamento.
Il padre non crede che quel corpo sia della figlia, ha chiesto ulteriori analisi. Il cadavere restituito era quasi mummificato, irriconoscibile, anche se un’indagine condotta dal procuratore generale ha rivelato una corrispondenza del 99% del dna con quello della giornalista. Secondo l’inchiesta la giornalista è al momento la prima giornalista ucraina morta in una prigione russa. Sarebbe stata detenuta senza incriminazioni e senza possibilità di comunicare con l’esterno. “La questione degli ostaggi civili rapiti e trattenuti dalla Russia richiede una maggiore attenzione internazionale ed una risposta immediata e forte”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Georgiy Tykhy.