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Il Pm Natoli sotto inchiesta per mafia-appalti ha lavorato per i servizi segreti

Gioacchino Natoli avrebbe lavorato anche al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), l’organismo alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei ministri che si occupa di coordinare le attività dei Servizi segreti. L’allora capo dipartimento Elisabetta Belloni, attualmente in pole per essere nominata commissario europeo su proposta della premier Giorgia Meloni, gli avrebbe infatti affidato l’incarico molto prestigioso di formatore delle spie, facendogli tenere corsi in materia di “etica professionale”. Nello sterminato curriculum dell’ex componente del pool di Palermo, dal mese scorso indagato dalla Procura di Caltanissetta con l’accusa di aver favorito Cosa nostra, spunta dunque anche questo incarico quanto mai particolare per un magistrato. La nomina, va detto, sarebbe avvenuta quando Natoli era già in pensione e quindi non presenterebbe alcuna controindicazione con la sua precedente attività giurisdizionale.

Alla luce però di quanto sta emergendo in questi giorni a proposito delle indagini sulla morte di Paolo Borsellino, con il ruolo mai completamente chiarito da parte di apparati dello Stato nel depistaggio posto in essere dal falso pentito Vincenzo Scarantino, qualche dubbio sulla opportunità per la sua presenza negli uffici di piazza Dante non è del tutto infondato. Nelle indagini della Procura nissena sulla morte del magistrato siciliano avvenuta il 19 luglio del 1992, i pm sono da tempo convinti che un ruolo di primo piano nel depistaggio lo ebbe Arnaldo La Barbera, all’epoca capo della squadra mobile di Palermo, poi promosso prefetto e quindi numero due del Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza (Cesis), l’antesignano del Dis. Natoli era stato convocato in Procura a Caltanissetta che, morto La Barbera, sta adesso procedendo nei confronti del poliziotti che facevano parte della sua squadra investigativa, per essere sentito circa le mancate indagini fatte in uno dei filoni dell’inchiesta Mafia e appalti del Sos dei carabinieri. Inchiesta quest’ultima che avrebbe poi impresso una accelerazione alla decisione da parte della mafia di uccidere Borsellino.

Natoli, leggendo il capo d’imputazione formulato dal procuratore Salvatore De Luca, avrebbe agito in concorso con l’ex procuratore di Palermo Pietro Giammanco, nel frattempo deceduto e mai interrogato su questa vicenda, il collega Giuseppe Pignatone, e con l’allora capitano della guardia di Finanza, successivamente promosso generale, Stefano Screpanti. Secondo l’accusa, Natoli in particolare avrebbe aiutato i mafiosi Antonino Buscemi e Francesco Bonura, l’imprenditore e politico Ernesto Di Fresco e gli imprenditori Raul Gardini, Lorenzo Panzavolta e Giovanni Bini (gli ultimi tre al vertice del Gruppo Ferruzzi) ad eludere le indagini. Natoli si è avvalso della facoltà di non rispondere, riservandosi di fornire i chiarimenti richiesti in un secondo tempo. Una mossa che ha sorpreso molti dal momento che, appresa la notizia, era stato lo stesso ex componente del pool di Palermo ad annunciare di essere pronto a fornire il suo contributo alla giustizia.

A distanza di un mese da allora, però, Natoli non si è ancora (ri)presentato in Procura, una condotta che stride con il suo percorso professionale di elevatissimo livello. Dopo aver terminato la carriera in toga presso il Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale del Ministero della giustizia, nel 2018, era stato nominato dal presidente della regione siciliana Nello Musumeci Commissario straordinario della Camera di commercio di Caltanissetta, al posto di Antonello Montante finito al centro dello scandalo scoppiato con l’operazione ‘Double face’ che aveva svelato un sistema corruttivo finalizzato al condizionamento delle azioni di governo. Forte della sua esperienza nel contrasto alle organizzazioni mafiose, Natoli era diventato consulente della Commissione regionale antimafia presieduta da Claudio Fava e presidente del Comitato per la legalità. Lo scorso anno il Guardasigilli Carlo Nordio lo aveva nominato presidente di una delle Commissione per l’abilitazione alla professione di avvocato.